LE CARITAS DELLA CAMPANIA CONTRO IL PROLIFERARE DEL GIOCO D’AZZARDO

LE CARITAS DELLA CAMPANIA CONTRO IL PROLIFERARE DEL GIOCO D’AZZARDO
 
Il tragico suicidio del giovane 19enne ischitano che aveva dissipato tutte le proprie sostanze al gioco, rappresenta solo l’ultimo, drammatico, epilogo d’una nuova malattia sociale, la ludopatìa.
Mentre l’Italia arranca sotto i colpi della congiuntura economica sfavorevole (l’Istat stima in 9,5 milioni di persone i poveri “relativi” in Italia, ovvero il 15,8% della popolazione, dei quali il 4,8% non riesce neppure ad acquistare i beni essenziali), è sempre più invalso l’uso di ricorrere al gioco d’azzardo per tentare di rovesciare le avverse fortune della propria famiglia.
Eppure, la letteratura ci ha insegnato che non esiste il giocatore vincente: paradigmatica, in proposito, la vicenda di Aleksej Ivànovic, giovane protagonista de “Il giocatore” di Fèdor Dostoevskij (romanzo scritto dall’autore proprio per far fronte ai propri debiti di gioco) il quale finisce per rovinare la propria esistenza al tavolo verde. In questo romanzo, Dostoevskij analizza il gioco d’azzardo in tutte le sue forme, con i diversi tipi di giocatori, dai ricchi nobili europei, ai poveracci che si giocano tutti i loro averi, ai ladri tipici dei casinò.
Inoltre, le statistiche ci dicono che, nella maggior parte dei casi, i giocatori vincenti finiscono con il dissipare prontamente le proprie sostanze, tornando più poveri di prima in men che non si dica.
Per ludopatia (o gioco d’azzardo patologico) si intende l’incapacità di resistere all’impulso di giocare d’azzardo o fare scommesse, nonostante l’individuo che ne è affetto sia consapevole che questo possa portare a gravi conseguenze.  Per continuare a dedicarsi al gioco d’azzardo ed alle scommesse, chi è affetto da ludopatìa trascura lo studio o il lavoro e può arrivare a commettere furti o frodi. Questa patologia condivide alcuni tratti del disturbo ossessivo compulsivo, ma rappresenta un’entità a sé. È una condizione molto seria che può arrivare a distruggere la vita. Durante i periodi di stress o depressione, l’urgenza di dedicarsi al gioco d’azzardo per le persone che ne sono affette può diventare completamente incontrollabile, esponendoli a gravi conseguenze, personali e sociali. La ludopatìa può portare a rovesci finanziari, alla compromissione dei rapporti e al divorzio, alla perdita del lavoro, allo sviluppo di dipendenza da droghe o da alcol fino al suicidio.
Inoltre strettissima è la correlazione della ludopatìa con altre piaghe sociali, quali usura e prostituzione.
Di recente, il DDL 13/9/2012 n. 158 (art. 5), ha inserito la ludopatia nei livelli essenziali di assistenza (Lea), con riferimento alle prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione rivolte alle persone affette da questa patologia. Le cause di questo disturbo non sono note ma potrebbero consistere in un insieme di fattori genetici e ambientali. Tra i maschi in genere il disturbo inizia negli anni dell’adolescenza, mentre nelle donne inizia all’età di 20-40 anni. Secondo alcune stime americane la ludopatìa può interessare il 2-4% della popolazione, rappresentando dunque anche un importante problema di salute pubblica. Secondo alcuni autori, la ludopatìa è la patologia da dipendenza a più rapida crescita tra i giovani e gli adulti.
Di fronte all’avanzata di questa ennesima emergenza sociale, le Caritas diocesane della Campania si mobilitano e lanciano forte il proprio grido d’allarme!
Da una ricerca dell’Osservatorio delle Povertà della Caritas di Napoli sulle forme di dipendenza più diffuse sul territorio diocesano è risultato al primo posto essere la dipendenza da gioco (34,0%). Questo risultato non può certo meravigliare: molti studi evidenziano, infatti, che proprio nei Paesi in cui è più forte la povertà, la problematica legata al gioco emerge con maggiore forza. La speranza di cambiare il proprio destino grazie “al colpo di fortuna” è propria di chi non riesce a scorgere altre strade per migliorare la propria condizione. Il risultato reale è però solo un maggior impoverimento dei giocatori. Questo tipo di problematica, inserito in cima alle dipendenze più diffuse, dovrebbe far riflettere su quanto poco viene fatto per portare alla luce questa forma di disagio. Ciò dipende soprattutto dai forti interessi, non solo dei privati e della criminalità, ma anche dello Stato, che vi gravitano intorno.
La ricerca viene rafforzata dall’indagine effettuata da Caritas Italiana su di un campione di centri di ascolto sull’intero territorio nazionale: i “ludopatici” sono la nuova emergenza sociale. Il 71% dei centri afferma che il gioco di azzardo è molto o abbastanza diffuso tra i propri utenti, il 58% ritiene di aver avuto la percezione che le persone incontrate avessero problemi di gioco d’azzardo problematico, il 48% dichiara di avere incontrato giocatori patologici. Almeno la metà dei centri Caritas ha intercettato da una a 20 persone in un anno che si sono rovinate con il gioco. La dipendenza da gioco d’azzardo non è in genere esplicitamente espressa dalle vittime e soltanto l’ascolto paziente è in grado di far emergere il problema.
Ci sono poi due “protagonisti” che lucrano sulla ludopatìa: uno che ha tutto l’interesse all’aumento delle scommesse, o almeno a quelle dallo stesso organizzate, è lo Stato, che, tassandole, ha trovato una fonte sicura, continua, indiscutibile ed inappellabile di introiti: lo Stato incassa dal gioco senza nessuna possibilità di contestazione! Se un im­prenditore può contestare un accertamento induttivo, una cartella esattoriale, chi andrebbe mai a contestare di aver perso al gioco? Invero, lo Stato presenta un atteggiamento “schizoide” sul fenomeno, in quanto da un lato lo riconosce come malattia sociale, dall’altro concorre a sfruttarne i proventi.
Il secondo protagonista è ancora più inquietante: chi ha interesse, oltre allo Stato, a gesti­re le scommesse (e quindi le sale “Bingo”, le lotterie, i “gratta e vinci”, le “slot machines”, le scommesse sportive, e così via)? Sicuramente chi ha del denaro da investire a rischio zero, ottenendo la massima redditività con il minimo sfor­zo nel trasformare denaro “sporco” in moneta pulita: questo “chi” sono le mafie, tutte, indistintamente, italiane e straniere!
E’ necessario fare fronte comune contro il proliferare del gioco d’azzardo e coordinarsi per dare aiuto concreto alla crescente richiesta di aiuto di chi è vittima della dipendenza da gioco .
Lo Stato e la Regione debbono varare una legislazione più rigida contro il gioco d’azzardo, i Comuni debbono vigilare sull’apertura delle sale gioco e devono essere dotati di maggiori poteri
per disciplinarne l’apertura o la chiusura.

Così come appare ineludibilecontinuare a dare visibilità al fenomeno della ludopatìa ed agli interventi messi in campo per contrastarla, aumentare la sensibilizzazione delle persone sul tema, sostenere comportamenti positivi, responsabilizzare tutti gli attori coinvolti (istituzioni, terzo settore, mondo del commercio).

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